Nel ‘Lincoln’ di Spielberg una visione “biancocentrica”?

Il merito di ogni grande film è quello di far riflettere e discutere, soprattutto se si trattano temi scottanti, come nel caso dell’ultima opera di Spielberg, “Lincoln”. La storica Kate Masur polemizza con il regista perché riproporrebbe una consolidata visione passiva degli schiavi neri rispetto alla loro liberazione, che sarebbe stata opera esclusivamente di bianchi di buona volontà. Non ho ancora visto il film, ma certamente, a questo punto, l’osserverò con un occhio particolarmente attento. La questione sottolineata dalla storica ha un forte senso anche per la storia africana, che per molti, ancora oggi, è percepita e narrata essenzialmente da un punto di vista bianco e occidentale. Masur afferma, tra l’altro: For some 30 years, historians have been demonstrating that slaves were crucial agents in their emancipation; however imperfectly, Ken Burns’s 1990 documentary “The Civil War” brought aspects of that interpretation to the American public. Yet Mr. Spielberg’s “Lincoln” gives us only faithful servants, patiently waiting for the day of Jubilee. This is not mere nit-picking. Mr. Spielberg’s “Lincoln” helps perpetuate the notion that African Americans have offered little of substance to their own liberation. While the film largely avoids the noxious stereotypes of subservient African-Americans for which movies like “Gone With the Wind” have become notorious, it reinforces, even if inadvertently, the outdated assumption that white men are the primary movers of history and the main sources of social progress.

Ringrazio Vanessa Lanari, di “Lettera 27”, della segnalazione.

L’illustrazione è tratta da: http://docsouth.unc.edu/neh/bibb/bibb.html

2 risposte a "Nel ‘Lincoln’ di Spielberg una visione “biancocentrica”?"

  1. Francesca 01/02/2013 / 21:59

    Ho visto il film (non tutto, sono andata a letto prima della fine :-)) ma quasi tutto) e non concordo completamente. Ossia, da un lato è vero: sicuramente trattandosi di una celebrazione di Lincoln non poteva non essere incentrato sulle sue cerchie, quindi persone bianche, s’intende. Però il film si apre con uomini dalla pelle nera che lottano e due di loro si recano a parlare col presidente per decidere come comportarsi. Chiaramente il resto è sul soggetto Abram L. e il contesto storico di chi lo circondava. Questo sì, però la celebrazione di un presidente bianco non mi è parsa – ma potrei non aver colto il senso – una forzatura xenofoba.

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  2. Daniele Mezzana 01/02/2013 / 23:25

    Quella storica certamente non parlava di xenofobia; semmai di una (pericolosa e ambigua, anche se involontaria) sottovalutazione dell’apporto dei neri. Ma mi farò un’idea diretta vedendolo. Non c’è dubbio che è un bel film: questo già lo so.

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